
I lavori sono durati quattro mesi e si sono svolti sotto gli occhi del pubblico, che ha potuti seguirli "in diretta" nella Sala di Annibale del Palazzo dei Conservatori, ai Musei Capitolini. Il busto è stato pulito per quattro mesi con piccoli tamponcini di acqua deionizzata.
“Se finora si è pensato di poter collocare la scultura tra il 1644 ed il 1648 – ha spiegato la Di Gioia – adesso, invece, anche grazie al confronto con il ‘Busto di Costanza Bonarelli’ si può cominciare a propendere per un’ipotesi che vorrebbe nella ‘Medusa’ berniniana, proprio il pendant della Bonarelli, e che dunque la vedrebbe realizzata, anch’essa, negli anni ’30”.
“Costanza – ha continuato la direttrice dei restauri – rappresenterebbe l’anima beata della donna amata dall’artista, mentre invece la Medusa, sarebbe quindi, in tale prospettiva, la stessa anima condannata alla dannazione dopo al fine del rapporto amoroso”.[ fonte]
Pare che Bernini abbia voluto cogliere il momento in cui Medusa, specchiatasi nelle acque, si sia resa conto che stava divenendo pietra a causa del suo stesso sguardo.
Angoscia, quella vera, quella che nasce dalla beffa di essere il proprio carnefice.
Nessun commento:
Posta un commento