Ed ecco il vento, ed ecco il freddo. Sbatte sulle mie guance rese rosse e arrese, mentre attraverso questa cittadina così buia. Viterbo è triste, più spenta che malinconica, ma, un po' per contrasto, un po' per il freddo, io mi sento reattiva, luminosa. MI brillano gli occhi, Matteo mi sorride parlando di Sora e Ciampino, ma io non lo sto ascoltando granchè, in realtà pensavo al mio principe senza castello, cui nessuno ho ancora trovato degno d'esservi comparato. Luci di lampioni. L'umore, lo studio, gli amici, il clima, la famiglia: tutto trema incerto, tutto viaggia con me su quest'autobus traballante di nausea. Io mi sento però ferma,ben piantata in terra, anche se le mani ancora un po' mi tremano, anche se non ho alcuna intenzione di essere statica. Non sono cambiata, non più di quanto non sia cambiata ogni giorno quando stavo con i miei amici; ed ora loro mi fanno sentire studiata, mi hanno ferito in un momento di debolezza. Ovvio che non lo sapessero; ma così mi allontanano, perchè io mai ho contestato il loro modo di essere, e non tollero. Judge Not. Lo sanno chi sono, o no? Ho dalla mia la forza della debolezza, la consapevolezza del limite, la resposabilità dell'errore. Sembra non avere senso, ma chi mi conosce capirà. So chi sono, forsenonlosannoloro.
2 novembre 2006
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