
Sofia si alzò, strappò l’ultimo disegno: l’immagine era nitida, piacevole, ben fatta. In una parola, falsa. Si sedette sul letto guardando la porta, per non vederla si sdraiò, ora fissava il soffitto, che la mansarda rendeva troppo vicino, e terribilmente ansiogeno per via di quel dannato neon. Spense tutto. Ma nonostante la pervadesse una soporifera stanchezza, Sofia non poteva fare a meno di pensare. Sempre così. Ma mai come ora si erano accavallati nella sua mente tanti...tanti cosa? Provava un tale miscuglio di sensazioni e sentimenti diversi da non riuscire neppure a dargli un nome. Eppure tutto ciò aveva un qualcosa di rassicurante ed affascinante. Era coinvolgente. Erano spasmi di gioia e crisi, erano arte e dolore. Erano fughe incontrollate di sentimenti, lacrime di luce divina che non potevano far altro che rigarle il volto, bagnarsi di sale e poi inevitabilmente perdersi. Le cercò. Mosse le dita, apriva e chiudeva e i polsi battevano mentre le apriva e le chiudeva. Non trovò nulla. Era solo lei, sperduta nella sua stessa stanza.
Nessun commento:
Posta un commento