Oggi, sul treno, cercavo di resistere ai morsi del gelo condizionato scorrendo un po' di giornali. Mi è capitato sotto gli occhi un'articolo su una ragazza in coma irreversibile, sulla cui sorte (staccare o no la spina, insomma) si stanno pronunciando i giudici.
Penso spesso a cosa accadrebe se una cosa del genere succedesse a me. Ci penso ogni volta che vedo mio nonno e le condizioni in cu continua a vivere, se è questo il verbo appropriato. Penso sempre che io, in una situazione simile, vorrei morire. E penso anche che ci sarà sempre qualcuno che lo considererà sbagliato, e continuerà a tenermi "viva".
L'articolo sottolineava come i giudici, per prendere la loro decisione, stiano tenendo conto non solo del quadro clinico e delle possibili applicazioni della legge, ma anche della ricostruzione di quella che sarebbe stata la volontà di questa ragazza - Eluana, se non sbaglio - se avesse potuto esprimerla. Indagano sulle sue ideologie e si basano su testimonianze di amici e parenti.
Io sento il bisogno di scriverlo, fuori da ogni dubbio. Se mi accade qualcosa, mandate chi di dovere a leggere queste righe.
Perchè io non voglio che mi si lasci vivere di una vita meccanica. Non voglio vivere perchè sarò già morta, nel momento in cui non ho coscienza del mio vivere. La vita è tale finchè si sa di viverla; non è un'invenzione dell'uomo che prolunga il funzionamento biologico del mio corpo. E non voglio vivere neanche con la minima consapevolezza di me, se non avessi piu padronanza del mio corpo, dei miei sensi, delle mie sensazioni, se non potessi comunicare con l'esterno, non dando e non ricevendo alcunchè. Chi muore non soffre, scompare, l'agonia è di chi resta, tanto più se resta anni ad accudire un corpo semifunzionante, ma privo di senso.
Ucciditemi, e usate quel che è ancora buono, se c'è.
Penso spesso a cosa accadrebe se una cosa del genere succedesse a me. Ci penso ogni volta che vedo mio nonno e le condizioni in cu continua a vivere, se è questo il verbo appropriato. Penso sempre che io, in una situazione simile, vorrei morire. E penso anche che ci sarà sempre qualcuno che lo considererà sbagliato, e continuerà a tenermi "viva".
L'articolo sottolineava come i giudici, per prendere la loro decisione, stiano tenendo conto non solo del quadro clinico e delle possibili applicazioni della legge, ma anche della ricostruzione di quella che sarebbe stata la volontà di questa ragazza - Eluana, se non sbaglio - se avesse potuto esprimerla. Indagano sulle sue ideologie e si basano su testimonianze di amici e parenti.
Io sento il bisogno di scriverlo, fuori da ogni dubbio. Se mi accade qualcosa, mandate chi di dovere a leggere queste righe.
Perchè io non voglio che mi si lasci vivere di una vita meccanica. Non voglio vivere perchè sarò già morta, nel momento in cui non ho coscienza del mio vivere. La vita è tale finchè si sa di viverla; non è un'invenzione dell'uomo che prolunga il funzionamento biologico del mio corpo. E non voglio vivere neanche con la minima consapevolezza di me, se non avessi piu padronanza del mio corpo, dei miei sensi, delle mie sensazioni, se non potessi comunicare con l'esterno, non dando e non ricevendo alcunchè. Chi muore non soffre, scompare, l'agonia è di chi resta, tanto più se resta anni ad accudire un corpo semifunzionante, ma privo di senso.
Ucciditemi, e usate quel che è ancora buono, se c'è.
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