20 ottobre 2008

Sicuri che siamo alla Tuscia?

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Per la serie non ci posso credere. Sulla scia dei rumori romani e italiani, qualcosa si muove pure in quel di Viterbo.

Oggi un simpatico ragazzo girava distribuendo questi volantini, cercando con garbo di spiegare ciò in cui credeva e l'importanza di venire a quest'assemblea per avere la possibilità di informarsi, discutere, appoggiare o controbattere.

Niente di che, direte voi.

Ed è quel che direi anch'io, se non fosse che, prima che mi capitasse d'incontrarlo personalmente sulla mia strada, ero già stata avvertita dai commenti a dir poco stupiti dei miei colleghi, che mi hanno informato in tutta fretta che
"c'è un pazzo che urla e distribuisce dei fogli di carta all'entrata"
"dice pure che dovemo annà tutti in aula magna mercoledì - ma che vole aho".
"niente, è solo un'assemblea"
"AAAh ma allora è per i professori"


Che palle. Credevo che la filastrocca su cos'è un'assemblea non l'avrei sentita più uscendo dal liceo. Ma la cosa più bella di tutte era lo stupore degli studenti, attoniti di fronte alla prima cosa che esce dalla routine lezioni/libri/fotocopie/esami/caffè/della/macchinetta.

Ed in effetti, sono attonita pure io. Ma in positivo. Perchè nella pigro lazio destro e verace lontano dalla capitale, che l'università proclami (forse) lo stato di agitazione è già tanto.
Staremo a vedere.


P.S. si, gli strazianti lamenti che avete elevato quando ho detto che forse non avrei più scritto mi hanno stretto il cuore, e quindi eccomi qua. O forse è il nervoso pre-esame-che-non-mi-va-di-dare che come al solito mi spinge qua. O forse come le serie tv annuncio sempre che questa sarà l'ultima serie. O forse preannunciando l'arresto per interruzione di publico servizio, comunico col mondo finchè posso. Vorrei una cella col wireless. grazie. E un pacchetto di Saila.

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