5 febbraio 2007

X

Bisogno di realtà che mi pervade in questo momento ed in tutti quelli passati recentemente, perchè la realtà, per qualche motivo che non colgo pienamente, è nemica della paura. Forse dovrebbe essere il contrario; c'è chi ha paura della realtà e fugge da essa, io ho bisogno della realtà per fuggire dalla paura.
E' così, sensato o meno che sia. Sola come un pianoforte al centro di un museo. E' pieno di gente interessata ed interessante, qualcuno lo guarda, ma nessuno s'azzarda a suonarlo. Il pianista in realtà c'è, ma va e viene. Ha da fare. Sto viaggiando, non sono qui. Basta viaggiare, mi siedo alla scrivania e studio, studio, studio, prendo appunti, mi fiondo nelle guerre puniche per dimenticare di esserci.
In alto a destra c'è un bottoncino con una "x", fate sempre in tempo a cliccarci, voi.
E sarete fuori, voi.
Io non posso, ecco la differenza, ecco il problema: io non posso uscire da me. O se posso, non voglio. E se voglio, non saprei. Passaparola.
Vedo il mondo in colori sfalzati, seppia, negativo, erregibbì. Pennelli di cartavetrata per accarezzare le paure, ridipengerle, ammazzarle, il tutto in un ordine sparso ed indefinito. Ho cambiato Dio, ho cambiato pendolo, oggi è il raziocinio che oscilla, incessantemente, e il dolore è solo. La morte vicina, troppo, da farti rimpiangere di non essere veramente da sola, sarebbe tutto forse più semplice.
Vorrei scrivere una lettera d'amore anche stasera, ma sono fuori luogo, mi sento la vite in meno nel mobile dell'ikea. Sono la piccola imperfezione che vi rovina la giornta.
Il Senato ha deliberato in silenzio che nessuno deve far vedere che ha paura, non se ne parla, ci si ubriaca preventivamente, il cinismo compie escorcismi, io rischio di svitare il sistema, di far crollare il mobile.
Sono legno per tarli.

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